Oltre all’approccio logico nella comunicazione è possibile usarne un altro che mira direttamente all’emisfero destro: la metafora. Molto usata nell’ambito della PNL (Programmazione Nuerolinguistica), permette di: inglobare più mappe e creare i presupposti per nuove connessioni.Grazie alla metafora è possibile superare i limiti del linguaggio logico e ponendoci ad un meta-livello. Una buona metafora può condurre gli individui a rendersi consapevoli di legami a cui non avevano pensato rendendosi parte attiva di un processo di apprendimento creativo. Con questo strumento è possibile creare stati diversi: curiosità, motivazione o fiducia. Il racconto, se è vago, permette alle persone di accedere ed utilizzare le proprie risorse.
Sin da piccoli abbiamo sentito storielle: Capuccetto Rosso, Biancaneve, Cenerentola, Re Artùe tante altre. Alcune ci hanno insegnato a non fidarci degli sconosciuti, altre che il bene vince sul male, altre ancora ci hanno mostrato la lealtà. La potenza delle storie è che sono molto più efficaci di un discorso lungo e strutturato. Ad esempio, per far comprendere in aula il potere delle convinzioni potrei fare mezza giornata di docenza spiegando come si formano, perché influenzano i nostri comportamenti e come sono strutturate fisicamente a livello neurologico. Alla fine della lezione, probabilmente, i miei allievi avranno capito la nozione di “convinzione” ma non posso essere sicuro che la abbiano appresa ad un livello più profondo. Per raggiungere questo scopo, prima della lezione, potrei leggere una breve storia:
C’era una volta un generale che doveva fronteggiare un esercito 10 volte più numeroso del suo. Sapeva che i suoi soldati potevano farcela perché erano più addestrati ma non ne erano convinti. Durante la marcia si fermò in un tempio: “entro nel tempio a meditare, quando uscirò lancerò una moneta: se esce testa vinceremo, se esce croce perderemo”. Quando uscì dal tempio lanciò la moneta e venne testa. I suoi uomini erano così entusiasti che non vedevano l’ora di iniziare la battaglia. Alla fine vinsero. “Nessuno può sconfiggere il destino” disse un subalterno al suo generale. “E’ proprio vero” rispose il generale mostrando una moneta con la testa su entrambe le facce. (storia tratta da “101 storie Zen”)
Questa storiella spiega in pochi passi il potere delle convinzioni andando al di là della comunicazione meramente logica. In PNL le metafore sono uno strumento di comunicazione molto importante per aiutare il cliente a recuperare risorse e a renderlo consapevole di strategie che possono collegarlo con il risultato desiderato. Inoltre, la loro applicazione è molto efficace in aula: spesso si raccontano storielle divertenti (anche relative a situazioni passate) che aiutano nell’apprendimento. Esaminiamo alcuni passi importanti per la costruzione delle metafore:
1) Buona formazione: la metafora deve avere un obiettivo raggiungibile. Non è possibile costruire racconti che abbiano risultati che non seguono le regole della buona formazione.
2) Isoformismo: gli individui descritti devono essere equivalenti (isomorfi). Ad esempio se si desidera rappresentare una situazione famigliare in una metafora che narra di un’avventura in mare.Padre: comandanteMadre: ufficiale in secondaFiglio: mozzo
3) Risultato: può dipendere da intuizioni personali ma il più delle volte il cliente sa quel’è la soluzione giusta per lui. Purtroppo gli manca l’anello di congiunzione per arrivarci. Dato che è nel problema, non riesce a vedere la situazione da un punto di vista più ampio, risultato che si riesce a raggiungere grazie alla metafora. Per ottenere il risultato è fondamentale la strategia di collegamento. Non si può semplicemente saltare dal problema alla soluzione.
Oltre le storielle, nel linguaggio comune, si usa una comunicazione metaforica che tende ad essere molto più incisiva rispetto ad argomentazioni logiche. Ad esempio, il capo di un team aziendale potrebbe dire: “La nostra squadra non ha difesa, tu e Giorgio dovete marcare a uomo quelli della ditta X”. Si tratta di metafore calcistiche che, soprattutto in Italia, hanno una forte presa.
Un’ultima avvertenza: le metafore generalmente non si commentano mai dopo averle raccontate proprio perché mirano alla parte profonda e non a quella logica. Infatti, se la parte logica viene informata (spiegando dettagliatamente il significato del racconto) si corre il rischio che si ponga reattiva ritardando o bloccando il risultato desiderato.